Il premio letterario Battello a Vapore, ovvero fallire a un passo dalla vittoria.
Quel premio è davvero un’occasione ghiotta per molti scrittori. Un tentativo che avevo fatto altre volte, così, senza minimamente aspettarmi di passare in finale. Troppa concorrenza con persone molto più esperte di me nel settore.
Ma questa volta mi è arrivata, a ottobre, una mail che mi annunciava che ero nella rosa dei cinque finalisti, ed è una storia che vorrei raccontare.
Molto tempo è passato dall’ultimo articolo. Forse perché non avevo più tanto da dire, o per la consapevolezza che nessuno stesse leggendo quello che con tanto impegno andavo a pubblicare.
Ora però mi sento di condividere un’emozione che ho tenuto per molto tempo nel segreto. Proprio ora che è tutto finito e che il fallimento è stato annunciato. Quarto posto, che è come dire centesimo, visto che chi non conquista l’ambito primo premio non vince praticamente nulla se non un attestato.
Dopo quella mail inaspettata mi sono covata la speranza per più di un mese, tra consapevolezza che sicuramente non ce l’avrei fatta e qualche guizzo di fantasiosi viaggi mentali.
Non potendo andare a Cuneo per l’evento finale, mi fu chiesto di collegarmi da remoto, alle undici e tre quarti.
Quel giorno della premiazione, il 19 novembre, era una giornata grigia e fredda. Avevo un incontro alle scuole superiori fino a mezzogiorno meno un quarto, poi sono sfrecciata in sella alla mia bici verso un luogo tranquillo. Avevo scelto il parco Europa, sotto il telone del centro vaccinale (di sabato chiuso) per proteggermi dalle intemperie.
Non vi dico il batticuore.
Seguo in apprensione l’apertura delle buste. Il quinto nome non è il mio, così l’agitazione sale e la speranza avanza di un passo. Ma per poco, perché il titolo successivo è “Tutta colpa di Patax” che fra l’altro viene anche pronunciato in maniera errata dal conduttore.
Poi mi tocca pure dire due parole comparendo con una faccia spiritata dallo schermo del mio cellulare.
Del resto lo sapevo che non avrei vinto, ma crederci per un mese, di poter finalmente pubblicare un libro con Piemme, mi ha fatto sognare un sacco.
E complimenti alla vincitrice. Chi ama i libri come me sa quale possa essere oggi la sua gioia.
Il mio libro resta lì, nel suo oblio, e chissà che qualche editore, leggendo che è stato a un passo dall’arraffare una tanto prestigiosa vittoria, non decida di prenderselo e pubblicarlo.
Per ora il piano è non fare nulla, e dimenticare.