Wilma Rudolph, la gazzella con la polio. Vinse lei, più forte di qualsiasi malattia volesse fermarla.
Wilma Rudolph con quei suoi occhi sinceri e fiduciosi, il sorriso aperto, Wilma portata via da un tumore al cervello a soli 54 anni. Un esempio di grande coraggio, ventesima di ventidue figli, apparteneva a una povera famiglia afroamericana del Tennessee. Da piccola fu colpita da poliomielite e rischiò di rimanere zoppa alla gamba sinistra. Il medico disse alla madre che Wilma non avrebbe più camminato. Ma sua madre non ci credette e cominciò la loro lotta. Con la mamma o uno dei fratelli maggiori, due volte la settimana, sul retro di un Greyhound, occupando gli unici posti consentiti agli afroamericani, andava a fare le terapie in un ospedale che distava circa 80 chilometri da casa.
Dopo 200 di quei lunghi viaggi cominciò a camminare con un tutore, una sorta di gabbia in acciaio che le sorreggeva la gamba sinistra, sottile e malferma. Ci volevano massaggi speciali e tutta la famiglia si impegnò a impararli: le quaranta braccia dei fratelli ogni giorno la massaggiavano, per far diminuire il dolore e per quel sogno di camminare in cui ognuno credeva. Ci vollero cinque anni, quattro massaggi al giorno per buttare via il tutore. Due anni di scarpe ortopediche e la giovane Wilma già correva in strada e sfidava anche i maschi nel salto e nella corsa. A scuola, mentre giocava a basket, stupì un allenatore di atletica che la prese nella sua squadra.
E Wilma cominciò a volare. La chiamavano “La gazzella nera”. Ad appena sedici anni prese parte nella staffetta alle Olimpiadi del 1956, e la squadra portò a casa una medaglia di bronzo. A Roma, nel 1960, il podio fu suo per tre ori. Aveva una grazia speciale, si muoveva con lunghissimi passi eleganti, con quel fisico snello. E attorno alle sue gambe le tante mani, più di quaranta, dei suoi fratelli che le sorreggevano quella gamba più fragile dell’altra come quando le massaggiavano il polpaccio gracile. Quando si ritirò, nel 1963, Wilma Rudolph, la gazzella con la polio, si dedicò all’insegnamento e ad aiutare i bambini a superare gli ostacoli della vita.