Maria Toorpakai Wazir e la sua lotta silenziosa

Maria Toorpakai Wazir e la sua lotta silenziosa compiuta attraverso l’amato sport. Perché allo sport non interessano le inimicizie e le etnie, o se sei uomo o donna.

Quella di Maria è una storia dei giorni nostri, una storia di riscatto ed energia. Maria è nata nel 1990, capelli tagliati corti, conserva quell’aspetto un po’ maschile con cui da bambina si è abituata a convivere.

La nascita

Nasce in uno dei posti più travagliati del pianeta, quella zona al confine tra Pakistan e Afghanistan, ma per fortuna tra le mura domestiche il padre tratta uomini e donne allo stesso modo, permettendo sia alla moglie che alle figlie di studiare.

Ma le tradizioni del Paese impediscono alle donne di imparare, o praticare sport, di uscire di casa da sole, senza indossare il burqa. Per le sue idee il padre viene arrestato due volte, poi decide di trasferirsi nella città di Dera Ismail Khan dove l’uomo insegna meccanica e la madre si iscrive all’università.

La trasformazione

Maria ha solo cinque anni, chiede di potersi fingere maschio, indossa i vecchi abiti del fratello maggiore Taimur e lei comincia a portarli tra le mura della casa, si esercita a fare l’uomo. Infine, dopo essersi tagliata i capelli, brucia in una buca in giardino tutti i suoi abiti da bambina, cambiando la sua vita per sempre. Getta uno sguardo ai bambini – maschi – che giocano a pallone gridando di gioia, poi lancia il fiammifero nella buca e quando la fiamma si alza, Maria è diventata un maschio a sua volta.

Ora può uscire a giocare, correre, Maria è diventata Gengis Khan.

A Peshawar, dopo l’ennesimo trasferimento, il padre porta Maria in una palestra dove ci si allena al sollevamento pesi, in modo che si allontani dalle frequenti risse in cui si buttava travestita da maschio, con gli altri bambini in strada. Questo sport piace a Maria, lo pratica sempre sotto mentite spoglie, sempre con quel nome, Gengis Khan.

Partecipa ad un torneo nella città di Lahore arrivando seconda nella sua categoria di peso, naturalmente contro tutti avversari maschi.

Le vittorie nello squash

Più tardi si dedica allo squash, ma quando i compagni scoprono che è una ragazza la ricoprono di ostilità e di offese, l’accademia diventa insopportabile e Maria si allena a casa, utilizzando una parete. Partecipa al suo primo torneo di squash a Wah Cantonment, nel campionato femminile Under 13, e lo vince, diventando la prima donna proveniente da un’area tribale delle FATA ad aver partecipato ad un torneo internazionale di squash, giocando inoltre senza velo, in pantaloncini e maglietta.

Alcuni anni dopo, Maria riceve l’importante premio Salam Pakistan, consegnatole dal presidente del Pakistan Pervez Musharraf. La sua foto accanto al presidente appare sui giornali e questo attira le ire degli estremisti talebani che considerano il presidente una “pedina nelle mani americane” e che ritengono la carriera sportiva di Maria come una violazione dei codici e delle tradizioni.

Le minacce

Viene inviata una lettera di minacce direttamente alla ragazza e successivamente viene minacciata con delle telefonate anche l’accademia a Peshawar dove Maria si allena, tanto che il governo le concede una scorta armata. In seguito a un falso allarme bomba, un borsone pieno di asciugamani lasciato su un campo da gioco dell’accademia, Maria decide di non frequentare più l’accademia per non essere un pericolo per gli altri allievi. Contatta Jonathon Power, due volte campione del mondo di squash, e lo raggiunge in Canada, a Toronto.

Il Canada e la nuova vita

Non è una fuga, perché Maria resta un simbolo importante. Maria Toorpakai Wazir e la sua lotta silenziosa compiuta attraverso l’amato sport contro tutte le guerre e le violenze di questo mondo.

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