“Sara Simeoni” era il nomignolo con cui mi sfottevano all’epoca (correvano gli anni ’80). Però, nonostante quella derisione dovuta alle innegabili differenze tra le sue performance sportive nel salto in alto e le mie, a me Sara è sempre stata simpatica, per quella sua faccia ironica, l’occhio disincantato a mezz’asta, l’andatura un po’ “gianda” che però sulla rincorsa a lunghe falcate eleganti si trasformava in una perfetta e leggiadra volata. Poi, nel 1987 andai ad ascoltarla al Meeting di Rimini. Non ricordo neanche una parola di quella conferenza, ma ho in mente solo un’immagine: lei, già tanto alta, seduta dietro a un tavolo rialzato e io di fronte, una pulce col fiato sospeso e il naso in su. Oggi vedo che Sara Simeoni, ormai con la chioma grigia, è tornata in tv e non ha perso quella sua espressione da Funny girl, la maniera sorniona di guardarti, sapendo reinventarsi con straordinario trasformismo. Per uno sportivo deve essere brutto il momento in cui si deve dire basta. Ma lo sport insegna anche che il periodo delle vittorie è limitato, che bisogna lasciare spazio a chi viene dopo e trovarne uno diverso per se stessi. Non tutti i campi delle umane discipline insegnano questo, e in altre sfere i Matusalemmi si sprecano. Ma lo sport no, ha bisogno di gioventù, è la dura legge darwiniana che lo sorregge.
Cosa ricordo di Sara? Quel suo record mondiale di un centimetro oltre i due metri, ottenuto nel 1978 a Brescia, di cui esistevano solo fotografie. Ma poi, a distanza di trent’anni, sbucò il video dall’archivio di una tv locale. Le immagini sono a dir poco amatoriali, ma emozionano ancora. Una rincorsa studiata e affascinante, lo stacco, la schiena inarcata, il tuffo da cui immediatamente si rialza. Ce l’ha fatta! La folla le si stringe intorno ed Erminio Azzaro, il marito, l’abbraccia lungamente, emozionato. Anche la foto però, quella che posso ricordare, dove campeggia la chioma selvaggia di Sara, inginocchiata sul materasso, che incornicia il suo sorriso, esprime in un click tutta la fatica, la speranza, la gioia di quel record. Il 26 luglio 1980 alle olimpiadi di Mosca, la Simeoni si conquistò l’oro. Erano gli anni di piombo, una settimana dopo la stazione di Bologna sarebbe stata distrutta dalla bomba. Ma i salti di Sara nonostante tutto regalavano un po’ di serenità e di speranza al mondo smarrito e incredulo. E anche a una bambina che andava alle scuole elementari.